“La situazione è grave, ma non è seria”. La famosa frase di Ennio Flaiano descrive alla perfezione l’irresistibile impulso che alcuni protagonisti in prima linea nella lotta al Covid non riescono a reprimere: fare battute da tifosi fuori luogo, mischiando argomenti apparentemente futili come il calcio (la più importante delle cose meno importanti, diceva Sacchi) con questioni assai serie, come la lotta al Covid o la crisi di Governo. Continue reading “Autogol eccellenti”→
Un derby senza storia, che finisce 3-0: la Lazio domina la partita, sospinta dall’uragano-Lazzari, e la Roma cola a picco, imbarcando acqua nella falla aperta dal disastro difensivo romanista, con Ibanez e Spinazzola in difficoltà inenarrabili contro il folletto vicentino, che mette lo zampino in tutti e tre i gol, si vede negato un possibile rigore, e passa tutti i 98 minuti della partita a scattare a ripetizione, imprendibile se non con qualche calcione che i romanisti gli rifilano, per frustrazione. Continue reading “Lazio da sogno: derby dominato”→
Un post del 2015, riveduto e aggiornato per il derby: ci risiamo. Scritto su Globalist sport.
Il calcio romano, su scala nazionale, è storicamente di alto ma non altissimo, livello. Juventus, Inter e Milan hanno sempre comandato, ci sono stati periodi di grande fasto per Genoa, Pro Vercelli, Bologna e Torino, ma il dominio di una delle due squadre romane non c’è mai stato, se non per periodi brevi: la Roma ha vinto tre scudetti, la Lazio due. Le due squadre, però, hanno vinto una buona quantità di coppe: la Lazio prevale con quelle internazionali, che mancano alla Roma, e finisce per avere un palmares complessivamente più ricco di trofei (16 a 14). Continue reading “Laziali e romanisti, la storia infinita”→
Cesare Gigli si autodefinisce Laziale di sinistra (non appena scopre dove sta). Adora John Lennon, Johann Chapoutot e Gianni Elsner.
Mi obbliga da subito, quindi, a cercare chi sia questo Chapoutot, che non ho classificato, nel mio infinito database di nozioni inutili. Si tratta di uno storico, il che rivela la grande passione di Cesare, che ha scritto dei saggi rigorosissimi, ma anche un romanzo storico. Polemista irriducibile (non nel senso della curva, eh, che sennò poi me le dà), ha collaborato con alcuni portali on line (Globalist, e, mi pare, l’Indro) e cura assiduamente un almanacco su twitter (@giglic). In realtà si tratta di un fisico, anche se non sembra averne il fisico. Ma i laziali, si sa, sono particolarmente intelligenti. Racconta di avere origini tra Latina e Roccagorga, ma mi fa strano, perché qui a Siena è pieno di Gigli e c’è anche un illustre omonimo, regista televisivo, mancato proprio quest’anno. E poi balla danze celtiche. Avrà qualche druido tra i suoi antenati? Continue reading “Interviste con laziali notevoli: Cesare Gigli”→
Nessuna vittoria è mai facile, ma quella conquistata dalla Lazio a Parma è stata, almeno in questa stagione, la più tranquilla delle partite. Unico neo: la concentrazione intermittente del primo tempo, che ha consentito al Parma di andare vicino al gol, con un colpo di testa di Cornelius (26′) parato alla grande da Reina. Prima e dopo, numerose azioni non concretizzate dalla Lazio, con Luis Alberto, Immobile, Caicedo che non inquadrano la porta e se la inquadrano (Caicedo al 30′) trovano un’ottima risposta di Sepe. Il primo tempo finisce senza gol e la Lazio, di certo, non brilla per concretezza, ma rispetto alla trasferta di Genova sembra più decisa a far male.
Nella ripresa, col Parma già rimaneggiato che perde i pezzi e gioca con una difesa improvvisata, dai e dai arriva il gol, con Luis Alberto che insacca di precisione su passaggio di Lazzari. Subito prima non trovano il gol Immobile, imbeccato dallo spagnolo, che arriva lungo dopo aver saltato il portiere, e Acerbi, che non riesce a trovare la giusta coordinazione su calcio d’angolo, sprecando a porta incustodita.
Sbloccato il risultato, la gara si mette in discesa: i biancocelesti palleggiano e cercano, senza particolare tensione, il raddoppio, che arriva grazie a Caicedo, che finalizza una grande azione di Milinkovic-Savic sulla sinistra. Il resto è accademia, con qualche occasione sprecata. Un discreto galoppo in vista del derby di venerdì sera, con spazio per Pereira, Patric e Djavan Anderson nella girandola dei cambi, oltre a Cataldi e Akpa Akpro. Discreta prestazione di tutti, con menzione particolare per Lazzari, finalmente sicuro e tranquillo, e Milinkovic-Savic, che si sta impegnando ad aiutare la squadra a trovare equilibrio.
Per affrontare la Roma e metterla in difficoltà bisognerà fare meglio, ma lo stimolo sarà ben diverso, e la Lazio ha dimostrato di saper bene interpretare le gare più importanti.
PARMA (4-3-3): Sepe 6,5; Busi 5, Alves 5, Osorio 5 (1′ st Ricci 5), Valenti 5 (34′ pt Balogh 5,5); Sohm 5,5 (30′ st Mihaila), Brugman 6 (8′ st Inglese 5,5), Hernani 6; Kurtic 6, Cornelius 6, Gervinho 6. A disp.: Colombi, Rinaldi, Pezzella, Dezi, Cyprien, Brunetta, Camara, Sprocati. All.: Roberto D’Aversa.
LAZIO (3-5-2): Reina 6,5; Luiz Felipe 6,5, Acerbi 6,5, Radu 6,5; Lazzari 7 (30′ st Patric), Milinkovic 7, Leiva 6,5 (26′ st Cataldi 6,5), Luis Alberto 7 (20′ st Akpa Akpro 6,5), Marusic 6,5 (39′ st D. Anderson); Caicedo 7 (26′ st Pereira 6,5), Immobile 6,5. A disp.: Alia, Furlanetto, Armini, Hoedt, Escalante, Parolo, Muriqi. All.: Simone Inzaghi 6,5.
ARBITRO: Pairetto di Nichelino
MARCATORI: 10′ st Luis Alberto (L), 22′ st Caicedo (L)
Si chiude la settimana del centoventunesimo anniversario della fondazione della Lazio, cominciata maluccio, con il pareggio di Genova, migliorata con la vittoria sulla Fiorentina, il record di presenze in campionato di Radu e le notizie finalmente positive sul possibile rientro di Lulic.
A Parma la Lazio trova un avversario in difficoltà, che però ha appena superato la boa del cambio di tecnico: l’esonero di Fabio Liverani, ex biancoceleste, colonna della Banda Mancini che vinse la bellissima Coppa Italia del 2004, è arrivato dopo un inizio di stagione stentato.
Torna D’Aversa, che a Parma ha ottenuto due promozioni, dalla Lega Pro alla B e dalla B alla A, e due salvezze in Serie A. L’allenatore ritrova tra i disponibili l’ex romanista Gervinho, anche se accusa qualche defezione importante, su tutte quella di Kucka. Nella Lazio, in attesa di entrare nella fibrillazione pre-derby, restano indisponibili Fares e Correa. Tornano Luiz Felipe, Radu e Leiva, con Caicedo che affiancherà Ciro Immobile in attacco.
In prospettiva derby dovranno fare attenzione i diffidati Caicedo e Hoedt.
Le restrizioni da Covid hanno imposto qualche cambiamento nella tradizionale festa informale a Piazza della Libertà. Si sono radunati un bel numero di tifosi, che hanno inneggiato alla Lazio insieme ai tanti ex che hanno fatto pervenire i loro auguri via social network. Una festa che accomuna tutti i sostenitori laziali, al di là del diluvio retorico che scroscia melenso. L’anniversario arriva in un momento di grande forza della società, vicina al suo massimo storico, come potenziale in campo, e in grado di sopportare senza troppe sofferenze l’emergenza economica portata dalla pandemia.
Nell’anno che verrà la Lazio è chiamata a ben figurare nell’impegno di Champions League col Bayern, tra febbraio e marzo, e a confermarsi in campionato, dove sembra attardata in classifica ma può ancora recuperare, se riesce a ritrovare lo spirito che l’aveva spinta a fare grandi cose l’inverno scorso.
La certezza si chiama Ciro Immobile, il dubbio Simone Inzaghi: nell’attesa di sapere se il tecnico prolungherà il suo rapporto con la società, si prende atto con gioia del ritorno in gruppo di Lulic, vicino a un rientro che si pensava non potesse più arrivare. I tifosi si aspettano qualcosa dal mercato di gennaio, che in genere la Lazio usa per operazioni di contorno. Il recupero della piena efficienza del capitano, però, è una notizia importante per la Lazio: non è un caso che il crollo del rendimento dei biancocelesti sia coinciso con l’infortunio di Lulic, anche se, ovviamente, non è l’assenza di Senad l’unica ragione dell’involuzione della squadra.
A Parma, comunque, per le ambizioni della Lazio c’è solo un risultato possibile: la vittoria. Da perseguire con ogni mezzo, senza pensare allo snodo cruciale di venerdì prossimo.
La sedicesima è la giornata dell’Epifania: si manifesterà, finalmente, a Milano, l’erede della Juventus, o i bianconeri riusciranno a piegare l’imbattibile Milan di Pioli, dopo 27 gare utili consecutive? Milan-Juventus, posticipo serale, è l’incontro di cartello. Oppone i vincitori degli ultimi nove scudetti ai più autorevoli candidati al primato al termine della stagione. Rossoneri lanciatissimi, senza Ibrahimovic, Bennacer, Gabbia e Tonali, con Saelemaekers in forte dubbio. Sembra un esame di maturità per loro, al cospetto della squadra che ha ucciso la competizione per un decennio.
In realtà si tratta di un collaudo serio soprattutto per la Juventus, chiamata a fare la voce grossa davanti a chi marcia a ritmi travolgenti e rischia di prendere il largo definitivamente, in caso di vittoria. A Pirlo sono stati, finora, perdonati i tanti pareggi, un po’ meno lo scivolone interno con la Fiorentina, ma la vittoria con l’Udinese ha rimesso la Vecchia Signora in carreggiata.
L’impegno del Meazza, però, ha un sapore diverso: perdere, per la Juve, vorrebbe dire scavare un solco difficile da colmare, in classifica. Dieci punti il distacco di oggi, con una partita da recuperare col Napoli: se diventassero 13 si farebbe davvero dura. Alla Juve, causa Covid, mancheranno Alex Sandro e Cuadrado, oltre all’infortunato Morata. La rosa “corta” in attacco sta spingendo i bianconeri verso il mercato: si fanno nomi che evocano antichi ricordi, Llorente, che sarebbe un ritorno, e Pellé, che ha giocato sempre e solo all’estero ma fu protagonista, nel bene e nel male, nell’Europeo della nazionale di Conte.
Il programma di giornata è oscurato, si capisce, dal duello del Meazza, che sarà il posticipo serale. L’Inter nel pomeriggio sarà ospite della Sampdoria, nella speranza di allungare la serie di vittorie consecutive, arrivate a otto, e di sedersi sul divano da capolista, per assistere alla gara del Milan. Conte potrebbe lasciare a riposo Lukaku e Vidal, Ranieri dovrà rinunciare allo squalificato Ekdal ma recupererà l’ex Keita.
La Roma, terza in solitudine, sarà di scena a Crotone. Dzeko e compagni hanno sempre vinto, finora, le gare che li vedevano favoriti, perdendo colpi soltanto nei confronti contro squadre di pari livello. Contro Messias e compagni mancheranno ancora Spinazzola e Pedro, e Fonseca potrebbe concedere una tregua a Dzeko. Il Crotone ripartirà dalla prima splendida ora di gioco disputata al Meazza contro l’Inter, cercando di dimenticare l’ingeneroso 2-6 finale.
Napoli-Spezia è il posticipo delle 18. Pronostico chiuso, dopo la squillante vittoria dei partenopei in casa del Cagliari. Lo Spezia, un punto nelle ultime sei giornate, è reduce da tre sconfitte consecutive e sta pagando lo scotto del noviziato, dopo una buona partenza. Napoli senza Koulibaly e Mertens, con qualche rotazione per far respirare qualche titolare. Spezia con molte defezioni.
L’Atalanta riceve un Parma in difficoltà. Anche qui pronostico a senso unico: i bergamaschi hanno ripreso a correre e salutano il nuovo acquisto Maehle, restando in attesa di decidere il futuro di Gomez. Per Liverani un esame difficile, che potrebbe terminare con la bocciatura dell’esonero: lo sforzo di rinnovamento del club emiliano non sta dando i risultati sperati. Due vittorie in tutto, l’ultima a novembre, una serie di tre sconfitte consecutive, le ultime due nei confronti diretti contro Crotone e Torino.
Lazio-Fiorentina è un bel test per entrambe: lo scorso turno le ha viste fare passi indietro notevoli. I viola hanno ottenuto uno scialbo pareggio interno col Bologna, dopo l’impresa fatta in casa della Juve. La Lazio non è riuscita a riscattare la sconfitta patita col Milan, tornando ad alimentare i propri dubbi esistenziali. Potrebbe saltare l’impegno Immobile. Giocherà invece Caicedo, sul quale si vocifera di un interessamento proprio della Fiorentina. Alla Lazio, invece, piacerebbe Biraghi. Chissà se è vero.
Sassuolo-Genoa è un altro incrocio testa-coda. Gli emiliani ne hanno beccati 5 contro l’Atalanta e sono scesi dal treno della zona Champions, che per loro rappresentava un gran lusso. I genoani sembrano migliorati, con l’avvento di Ballardini, e cercheranno di ripetere la buona prova offerta contro la Lazio. Come sempre, per il Genoa mercato aperto significa gran viavai di giocatori: Vavro, il primo acquisto, sembra però avere problemi di pubalgia, ed è finito in standby.
Il redivivo Torino cercherà di ripetere la preziosa vittoria di Parma contro il Verona di Juric, che si gode il gioiello Zaccagni, anche lui al centro di voci di mercato: Roma, Lazio, Sassuolo e chissà chi altri. Magnifico il gol in rovesciata, stile bustina delle figurine, segnato al Parma.
Cagliari-Benevento, che si gioca alle 12.30, è un’occasione di riscatto per i sardi, che non vincono da due mesi e ritrovano Nainggolan, polemico con l’Inter dopo qualche mese passato ai margini. Il Benevento si gode la classifica: stare nella colonna di sinistra è un privilegio non da poco, e consente a Inzaghi di giocare, per il momento, senza assilli. Chiude il programma Bologna-Udinese, due squadre a secco di vittorie da tempo: sei turni per i felsinei, quattro per le zebrette. Entrambe cercano di tenere lontana la zona calda.
Ancora una giornata, complice la festività, con le partite in contemporanea, come domenica scorsa: la cosa accade di rado, ma evoca piacevoli ricordi. Peccato che gli spalti vuoti richiamino tutti alla triste attualità. Ma tranquilli, nel fine settimana torna il calendario-spezzatino…
Otto punti nelle ultime sette gare di campionato, undici in meno rispetto allo scorso anno, una difesa che fa acqua, un attacco che si affida quasi in esclusiva alle prodezze di Immobile: sono i numeri a inchiodare la Lazio di Simone Inzaghi, grande delusione di questo inizio di campionato. Ieri Marocchi, commentatore televisivo pungente, l’ha definita “assente ingiustificata” nelle zone alte della classifica. Giudizio severo, ma azzeccato. I biancocelesti a marzo furono fermati dal Covid quando erano in testa alla classifica, poi scavalcati dalla Juventus dopo il recupero con l’Inter che si disputò appena prima che la serie A chiudesse i battenti. Il rendimento post-lockdown è una lunga teoria di stenti, alti e bassi, recriminazioni.
Inzaghi, all’inizio accorato nella difesa del lavoro suo e del suo staff, ha imprecato contro la sfortuna: infortuni in serie gli hanno impedito di ruotare gli uomini in un momento difficile. Un grido di dolore che presto si è trasformato in alibi, un boomerang pesante per la sua squadra. La verità è che la Lazio in campo andava decisamente più piano delle altre, faticava a recuperare, era evidentemente impreparata a sopportare gli impegni ravvicinati, il caldo, la pressione che però c’erano per tutti. Aveva una rosa numericamente inadeguata, forse, ma le sconfitte contro avversarie come Lecce o Sassuolo arrivavano contro organici non certo superiori, e l’inquietante inferiorità vista nel confronto contro il Milan faceva nascere interrogativi angosciosi nei tifosi: chi ha sbagliato, e perché? Così la montagna del sogno scudetto partoriva il topolino del quarto posto, salutato comunque con gioia perché dopo tanti anni schiudeva le porte del paradiso della Champions League agli uomini di Lotito. La nuova stagione, però, non ha mostrato una Lazio in condizioni accettabili. Il mercato ha portato alcuni elementi di complemento, arrivati tardi e alle prese con problemi fisici e di inserimento. Inzaghi a oggi utilizza con continuità il solo Reina, in un ruolo che credeva coperto, quello del portiere, che ha visto Strakosha sparire dalla circolazione dopo aver beccato il Covid. I biancocelesti, di fatto, hanno ricordato la splendida squadra dello scorso inverno soltanto nella grande serata dell’esordio in Champions, in cui hanno annichilito il Borussia Dortmund del formidabile Haaland, e hanno offerto un rendimento all’altezza in poche occasioni, soprattutto nel massimo torneo europeo. Per il resto, prestazioni balbettanti, alibi, proteste, polemiche sui social, punti lasciati per strada a piene mani, contro avversarie inferiori, sulla carta: zero punti in casa con Udinese e Verona, fuori con la Samp, pareggi francamente brutti a Benevento e in casa del Genoa, sconfitte maturate per errori individuali inconcepibili per una squadra che aspira a posizioni di vertice, come quella col Milan. E sempre questo cercare scuse, dopo ogni partita, ipotizzando un domani migliore che non arriva, spacciando per buone prestazioni che non lo sono: la Lazio gira palla in orizzontale in uno stucchevole tictoc, privo di idee che non siano estemporanee giocate di Milinkovic-Savic, Luis Alberto o Correa, e si aggrappa al suo magnifico centravanti per rimanere a galla nella corrente limacciosa del centroclassifica. Le altre, pure con qualche problema, corrono, in gruppo, avanti. La Lazio naviga al nono posto in classifica, tallonata dal Benevento di Inzaghi Senior, e sembra trastullarsi davanti allo specchio, cercando di ritrovare quella bellezza che l’aveva portata a battere due volte, seccamente, la Juventus, aggiudicandosi la Supercoppa italiana e candidandosi autorevolmente al trono della serie A. Una bellezza sfiorita, che lascia il posto a una squadra che non sa più vincere e continua a girare a vuoto, nella speranza di ritrovare l’incanto che sembra perduto.
Gennaio – Il 2020 della Lazio inizia sull’onda della vittoria della Supercoppa, secondo 3-1 inflitto alla Juventus nel giro di 15 giorni e Natale indimenticabile per i tifosi laziali, con la squadra che risale la corrente in campionato e arriva al nuovo anno con una serie di 8 vittorie consecutive. Che continua: la Lazio vince dopo una battaglia serrata a Brescia (2-1), Batte il Napoli con un gol nel finale di Immobile (1-0), travolge (5-1) la Sampdoria e porta a 11 le vittorie consecutive in campionato. Rifila poi 4 gol alla Cremonese, in Coppa Italia, qualificandosi ai quarti di finale, dove incontra il Napoli e cade: 1-0 al San Paolo, gol-lampo di Insigne, con Immobile che sbaglia un rigore. La sconfitta precede il derby, che la Lazio affronta da favorita. La Roma disputa una grande gara, i biancocelesti resistono e ottengono un pareggio, ma la serie di vittorie si ferma qui. Continue reading “Un anno di Lazio”→
Se ci mettessimo a contare quanti sono i siti web dedicati alla Lazio faremmo notte: portali, blog, pagine facebook, account twitter e instagram, e soprattutto forum. Alfonso Sermonti è stato un pioniere del web laziale: ha iniziato, vent’anni fa, i percorsi biancocelesti nel web, mettendo on line il sito che è diventato Lazio.net, prima vera comunità di tifosi in Italia, dai contenuti che spesso scantonavano dal calcio per ragionare del mondo, della musica, del cinema, dei libri.