Una stagione finita male, com’era cominciata. Dall’1-4 interno con l’Atalanta della prima giornata allo 0-2 in casa del Sassuolo c’è stato un cammino altalenante, con qualche impresa, alcuni scivoloni inspiegabili e un’involuzione generale, rispetto alla grande annata 2019/2020, che nel finale post-lockdown aveva già anticipato temi venuti fuori nel campionato appena concluso.
Problemi di panchina corta e di usura di qualche titolare, che non sono stati risolti in campagna acquisti. I nuovi arrivi non hanno convinto: l’unico dal rendimento sufficiente è stato Reina, che ha però tolto il posto a Strakosha, ottimo protagonista delle stagioni passate. L’acquisto che doveva coprire il vuoto lasciato da Lulic, alle prese con un infortunio che ne ha messo a rischio la carriera, è stato il più deludente.
Fares non si è inserito, ha alternato periodi di stop per problemi fisici, e Inzaghi ha dovuto inventarsi soluzioni alternative. Per fortuna la duttilità di Marusic si è rivelata preziosa, altrimenti la mancanza di un esterno valido, col modulo utilizzato dal tecnico, avrebbe prodotto guasti anche peggiori. Il vuoto, alla fine, è stato colmato col rientro di Lulic, che pian piano ha recuperato una forma appena accettabile.
L’altro disastro di mercato è stato l’acquisto più costoso: Muriqi non ha reso secondo le aspettative, pur impegnandosi allo spasimo, e non è riuscito a sfruttare le occasioni che ha avuto, non molte, per la verità, tranne che nelle ultimissime giornate. Limiti tecnici che sembrano difficili da superare, per un giocatore che poteva rappresentare una valida alternativa per l’attacco.
Non ha lasciato il segno Pereira, arrivato in extremis per mitigare la delusione per il mancato arrivo di David Silva, sogno accarezzato in estate, e nemmeno il ritorno di Hoedt ha fatto dimenticare la delusione per l’acquisto di Kumbulla, sfumato a vantaggio dei rivali cittadini, che a loro volta hanno preso una discreta fregatura, visto il prezzo che si sono impegnati a pagare per un giocatore che si è rivelato mediocre. Di contorno l’operazione che ha portato Akpa Akpro da Salerno e l’arrivo di Musacchio a gennaio per sostituire l’infortunato Luiz Felipe, e appena sufficiente l’apporto di Escalante, vice Leiva di appena discrete qualità.
Con un mercato così (senno di poi) la qualificazione agli ottavi di Champions League è stata un mezzo miracolo, anche perché è maturata con la squadra falcidiata dal Covid.
Alcuni giocatori hanno accusato ricorrenti problemi fisici che ne hanno limitato il rendimento. Luiz Felipe è stato fuori a lungo e non ha ripetuto la grande stagione passata, Caicedo e Correa hanno accusato continue difficoltà fisiche, alternando prestazioni importanti a eclissi improvvise. Lucas Leiva è apparso logoro, soprattutto nei momenti in cui ci sono stati impegni ravvicinati.
I pezzi più pregiati hanno lottato, ma anche per loro è stata una stagione in calando: Immobile, eccellente solo nella prima parte, Luis Alberto, brillante in fase realizzativa ma meno efficace come suggeritore, Acerbi, più portato del solito a prendersi libertà tattiche che hanno un poco penalizzato la difesa. Grande stagione invece per Milinkovic-Savic e Marusic, due che hanno sempre dato il massimo e offerto un rendimento importante in campo.
Solido anche l’apporto di Radu, sempre valido e approdato al record di presenze in biancoceleste. Detto di Lulic, non si può non dire di Parolo, anche lui costretto a recitare più ruoli in commedia. Tutti e due sono arrivati ai saluti e sarà difficile trovare qualcuno che li sostituisca degnamente. Cataldi non ha brillato, Patric ha offerto il solito contributo d’entusiasmo e confusione.
Simone Inzaghi ha gestito la truppa, con tutti i problemi che abbiamo evidenziato e con l’incertezza sul rinnovo del contratto. Ha fatto un discreto lavoro, con qualche errore e la necessità di rimontare un gruppo di avversarie molto forti dopo aver perso punti nella parte iniziale di stagione. Non ce l’ha fatta, ma è rimasto in corsa fino a 5 gare dal termine, cadendo a Firenze quando sembrava possibile un filotto di vittorie per una qualificazione in CL che avrebbe coronato gli sforzi di tutti. Il filotto c’è stato, ma di sconfitte, e ha guastato l’umore generale.
Infine, il giallo: resta o va via? Tra qualche ora si saprà.
La valutazione sulla stagione è sufficiente, con un finale che ha rovinato tutto. Speriamo rimediabilmente. Il voto alla squadra non può essere alto, anche se va diviso chi ha fatto bene da chi ha deluso. Il voto alla società non può essere migliore: la squadra andava rinforzata, lo sforzo economico c’è stato, le scelte sono state un disastro. La palma del peggiore, stavolta, tocca a Igli Tare.