Chi è causa del suo mal pianga sé stesso: la Lazio regala due gol al Verona e soccombe, stanca, sfortunata e nervosa. Una prestazione in chiaroscuro, condizionata dall’avversario: un Verona preciso, energico, che ha preparato alla perfezione la gara, con una settimana di lavoro alle spalle che gli ha consentito la migliore interpretazione del tema tattico preparato da Juric, che si conferma allenatore rognoso e battagliero e stratega finissimo.
Inzaghi schiera Parolo nella linea dei difensori, con la consegna di badare all’ottimo Zaccagni, preferisce Marusic a Fares e inserisce in mediana Akpa Akpro al posto di Luis Alberto, non convocato.
La Lazio inizia bene, sospinta dalla vivacità di Akpa Akpro, crea qualche pericolo in avvio e va vicina al gol con Immobile, che non riesce a segnare su una palla recuperata dall’ivoriano.
Esce Acerbi, a metà primo tempo, per un problema muscolare, il Verona imbriglia il vivace Akpa e la partita scivola via, noiosa, con le due squadre che si contrastano senza creare niente di pericoloso in avanti. Allo scadere del tempo la frittata laziale: un tiro di Di Marco, diretto fuori, viene intercettato da Lazzari, novello Niccolai, che si trova sulla traiettoria e tenta di intervenire per alzare, invano, sulla traversa, segnando il più goffo degli autogol. Non è la prima volta che la Lazio subisce gol un attimo prima dell’intervallo: nella circostanza prova a concedere il bis, con un contropiede di Zaccagni neutralizzato in uscita da Reina. Sull’azione dell’autogol la Lazio ha lamentato un fallo su Milinkovic, in avvio d’azione, non ravvisato dall’arbitro.
I biancocelesti rientrano dagli spogliatoi intenzionati a recuperare, fanno tutto bene, premono, si salvano con Hoedt da un contropiede veronese e trovano il pareggio con un gol bellissimo di Caicedo, che infila nell’angolo basso la sua classica, fulminea girata di sinistro. La Lazio sembra poter provare a passare ancora, spinge e prova, ma torna in svantaggio al 22′ del secondo tempo: un errore imperdonabile di Radu, che lancia Tameze a tu per tu con Reina.
Per la Lazio si fa dura, con la fatica di coppa nelle gambe e nella testa. Il Verona contiene, perde anche un po’ di tempo, complice un arbitro permissivo, che spezzetta continuamente il gioco e distribuisce ammonizioni a pioggia, in un match correttissimo. Inzaghi prova a cambiare qualcosa inserendo nel finale Fares e Pereira, prima ancora Correa ed Escalante avevano rilevato Leiva e Caicedo, mentre Hoedt aveva rilevato Acerbi nel primo tempo.
Finisce con il serrate laziale e con due grandi interventi di Silvestri su colpo di testa di Milinkovic-Savic e su Pereira, con una miracolosa,, quasi innaturale respinta di piede. La Lazio può prendersela con sé stessa: non avrebbe perso senza quegli errori assurdi, e per quanto si tratti di disattenzioni individuali l’evidenza dei numeri inchioda i ragazzi di Inzaghi: 5 punti in 6 gare casalinghe, una difesa-colabrodo, la stanchezza nelle gambe, il treno della classifica che si allontana, le tre gare che da qui a Natale diranno qualcosa sul futuro della squadra, in una stagione durissima.
LAZIO-VERONA 1-2
Lazio : Reina 6,5; Parolo 6, Acerbi sv (28′ pt Hoedt 7), Radu 4; Lazzari 5,5 (36′ st A.Pereira 6,5), S.Milinkovic-Savic 6, Leiva 6 (20′ st Escalante 6), Akpa-Akpro 6,5 (36′ st Fares sv), Marusic 6; Caicedo 7 (20′ st Correa 6), Immobile 6. All.: S.Inzaghi 6.
Verona : Silvestri 8; Lovato 7, Dawidowicz 6, Dimarco 6,5; Faraoni 7,5, Tameze 7 (24′ st Favilli sv), Veloso 6,5, Magnani 6; Barak 6, Salcedo 6 (32′ st Colley sv), Zaccagni 6,5 (42′ st Lazovic sv). All.: Juric 7,5.
Arbitro: Abisso di Palermo 5.