Contro il Bayern per imparare a vincere

30 Campionati tedeschi
20 Coppe di Germania
8 Supercoppe di Germania
6 Coppe di Lega tedesca
6 Coppe dei Campioni/Champions League
1 Coppa delle Coppe
1 Coppa UEFA
2 Supercoppe europee
2 Mondiali per club
2 Coppe Intercontinentali

Totale: 78 (settantotto) trofei.

Questo è l’avversario che affronterà la Lazio nella sfida degli ottavi di finale di Champions League. Nel ciclo attuale: campioni di Germania dal 2012/2013 a oggi, senza interruzione; detentori della Champions League, del Mondiale per club e della Supercoppa Europea.

Negli ultimi anni si è sempre detto che la qualificazione alla Champions League vale meno di un trofeo, perché non la si può esporre in bacheca come una coppa scintillante.
Però è vero che certe occasioni abituano ai confronti di alto livello, necessari, poi, a trovare le risorse per mettere nel mirino un grande obiettivo, che può essere uno scudetto o una partecipazione importante a una Champions League.

Per intenderci, almeno un quarto di finale, traguardo che raggiunse la Lazio di Eriksson, allora accreditata tra le favorite per vincere la Coppa, che incappò in una serata storta al Mestalla di Valencia e finì per uscire dalla competizione con grandi rimpianti.

Era un momento in cui le squadre italiane arrivavano con facilità a giocarsi le maggiori competizioni europee. Non succede più da anni, visto che i superclub ricchissimi, quelli tradizionali e quelli nuovi,  hanno monopolizzato i grandi tornei europei, ma spesso è capitato di vedere nelle fasi finali del torneo squadre di cilindrata simile a quella della Lazio.

Giocare questa gara col Bayern, insomma, va al di là della competizione per la qualificazione: il pronostico è chiuso, ma proprio per questo la Lazio potrà giocare senza particolare tensione, sapendo che tutto quello che verrà di buono sarà oro colato, e che l’esperienza fatta sarà già un arricchimento fondamentale per il curriculum di tutti quelli che saranno in campo.

La sconfitta in campionato con l’Eintracht dice che i bavaresi sono esseri umani.
In Champions forse giocheranno con più forza e concentrazione, ma sono i primi a esprimere rispetto per le qualità della Lazio, come ha fatto il solito Miro Klose, campione di fair play oltre che fuoriclasse in campo.

Proprio l’aver avuto Klose in biancoceleste dimostra che la Lazio può ambire a stare su certi palcoscenici, se non per ricchezza o per blasone internazionale almeno per l’ottima gestione sportiva degli ultimi trent’anni. Una squadra ormai abituata all’Europa, che punta a piantare le tende nell’Olimpo della Champions League.
Lazio-Bayern, perciò, deve essere un principio, un passaggio di avvicinamento, un capitolo di una storia ancora tutta da scrivere.