Una sconfitta talmente assurda da non dormirci la notte. E di sicuro Inzaghi non chiuderà occhio, come molti laziali, arrabbiatissimi perché la Lazio ha buttato al vento una partita che poteva vincere, nella quale aveva recuperato due gol. Talento e scelleratezza che viaggiano di pari passo da troppo tempo, e spiegano i motivi di questo andamento a singhiozzo senza fine.
Sotto accusa, come sempre, la difesa. Meglio: l’organizzazione difensiva, perché gli uomini che ci sono non saranno i migliori del campionato (Acerbi, oggi assente, forse lo è), ma certo sono abbastanza per non subire la grandinata di gol che subisce la Lazio. Quasi due a partita, sistematicamente, spesso a difesa schierata (oggi due corner…), spesso su errori individuali che sembrano mancanza di concentrazione, di fiducia o non si sa che. La squadra poi costruisce e gioca, fa valere il suo tasso di classe che non è secondo al miglior Milan, figurarsi a quello in emergenza di stasera.
Ma mentre il Milan gioca con la fiducia di chi guida con pieno merito la classifica ed ha chiuso un anno solare con sole due sconfitte al passivo (meglio non contare quelle della Lazio…), i biancocelesti fanno e disfano come una Penelope impazzita. La partita di Milano è la rappresentazione perfetta dell’assurdo rendimento di questa squadra: subisce l’approccio aggressivo del Milan fin quando non subisce gol: al 10′, corner di Calhanoglu e incornata di Rebic in perfetta solitudine, con Marusic che rimane a guardare.
E’ il primo gol in campionato per il croato, fino all’ultimo in dubbio. Un altro classico laziale, sbloccare l’avversario inceppato. Ci si ripeterà dopo qualche minuto, giusto il tempo di sfiorare il pareggio immediato con Marusic, che tenta di farsi perdonare la distrazione sul gol, e ci riuscirà con una grande prestazione. Al 15′ Patric combina la seconda frittata di serata, dopo essere andato a vuoto in un anticipo su Kalulu che poteva finire malissimo. Lo spagnolo si getta su Rebic per respingerne il tiro, al termine di un’azione confusa e pericolosa dei rossoneri. Prende la palla in faccia, o forse no, al VAR non si capisce bene, ma rovina pesantemente addosso al croato. Il contrasto prevale sul presunto fallo di mano. Calhanoglu, anche lui al primo gol stagionale, trasforma il penalty. Piallati dal Milan in un quarto d’ora per delle stupidaggini difensive. Tipico.
Poi si mette in moto la Lazio che fa, e si riposa quella che disfa. Correa, Luis Alberto, Marusic, Lazzari, Milinkovic-Savic: è tutto un fervore di trame offensive, con l’ottimo Escalante a coprire le spalle alla Lazio che reagisce, attacca, mette alle corde il Milan, e beneficia di un rigore (27′) per un pestone di Kalulu su Correa. Immobile, incredibilmente, sbaglia, anche se è Donnarumma, per la verità, a compiere una prodezza, respingendo il tiro radente e abbastanza angolato. La palla s’impenna e Luis Alberto è il più veloce a raggiungerla, di testa, beffando il portiere che rimane immobile a guardare la palla insaccarsi, forse preso in controtempo, forse tradito dall’entusiasmo per l’impresa appena compiuta.
La Lazio insiste, ma perde Correa, forse per il solito acciacco al polpaccio che lo tormenta, e allora ha avuto torto Inzaghi a rischiarlo, o forse per via di quel colpo subito poco prima. Entra Muriqi, a sorpresa, perché tutti si aspettavano Caicedo. Il kossovaro s’impegna, lotta, gioca per la squadra ma palesa limiti tecnici abbastanza evidenti: sembra troppo grezzo per non stonare in quell’assortimento di piedi sopraffini che mette in campo la Lazio.
Anche Calhanoglu mostra, al solito, colpi deliziosi. La partita è bella e la Lazio sembra comandarla. Vuole il pareggio e lo trova dopo un quarto d’ora della ripresa, con in campo Cataldi subentrato a Escalante, ammonito, nell’intervallo. Una bellissima palla, giocata di prima, da Milinkovic-Savic, pesca Immobile, in area, che con un colpo secco, di sinistro, incrocia un tiro un po’ sporco che batte Donnarumma. Bel gol. Rimonta compiuta.
Bisogna insistere! La Lazio ci prova. Ancora per un quarto d’ora. Poi, la discussa sostituzione del 73′: fuori Immobile e Milinkovic-Savic, due padreterni, dentro Pereira e Akpa Akpro. Il primo si disimpegna, delizioso, e cuce anche qualcosa di buono in attacco. Il secondo supporta (poco) Lazzari nel contenimento di Hernandez, che man mano che il tempo passa fa valere la sua straripante forza atletica.
Proprio Hernandez dominerà il finale di partita, in cui la Lazio, tolto dal campo il suo bomber, perderà pian piano il controllo sulla gara. Ma senza troppo rischiare, fin quando, dopo l’ennesimo cincischiamento della difesa, torna a disfare: il primo campanello d’allarme al 41′, con Reina che para alla grande su Rebic che calcia a botta sicura ma gli tira addosso. Poi, al 92′, un’incursione di Hernandez frutta un corner dalla sinistra.
Sul cross proprio Hernandez, film già visto, salta libero, centrando il 3-2 con un colpo di testa. La Lazio butta alle ortiche, così, l’abbozzo di impresa che aveva costruito. Ma chi è causa del suo male pianga sé stesso: non si può pensare di fare risultato a Milano regalando tre gol stupidi, due su corner, a difesa schierata, e uno per la solita irruenza di un difensore, Patric, encomiabile per l’impegno e l’abnegazione, ma spesso fuori controllo.
I tifosi se la prendono col grezzo Muriqi, ma non è colpa del Kossovaro se Inzaghi lo ha preferito a Caicedo, nonostante non fosse in piena forma. La sostituzione di Immobile e Milinkovic-Savic, spiegata dal tecnico con la stanchezza dei due, ha fatto il resto, inchiodando la Lazio al precipitato delle sue debolezze difensive, che ne spiegano la classifica deficitaria e bugiarda, rispetto al potenziale tecnico della squadra. Ma nel calcio si vince anche e soprattutto non subendo gol. La Lazio non sa più difendere. Da tempo. Inutile nascondersi dietro un dito.
MILAN: G. Donnarumma 7; Calabria 6,5, Kalulu 6, Romagnoli 6, Hernandez 8; Tonali 5,5, Krunic 6; Saelemaekers 6,5 (64′ Castillejo)(91′ Maldini), Calhanoglu 7,5, Rebic 6,5; Leao 6 (79′ Hauge).
Allenatore: Pioli 6,5.
LAZIO : Reina 6,5; L. Felipe 6, Patric 5 (89′ Hoedt), Radu 5; Lazzari 6, Milinkovic-Savic 6,5 (74′ Akpa Akpro), Escalante 6,5 (46′ Cataldi 6,5), L. Alberto 7, Marusic 6,5; Immobile 7 (74′ Pereira), Correa 6,5 (32′ Muriqi 5). Allenatore: Inzaghi 5.
ARBITRO: Di Bello di Brindisi 6
MARCATORI: 10′ Rebic (M), 15′ su rig. Calhanoglu (M), 28′ L. Alberto (L), 59′ Immobile (L), 92′ Hernandez (M).
Cambi assurdi! Usciti loro finita la Lazio. Hai detto bene, partita che sintetizza bene questa stagione: se a gennaio non torniamo sul mercato rischiamo una stagione di anonimato
Possiamo anche tornare sul mercato, giocatori bravi più ce n’è meglio è, ma difendiamo troppo male. E quella non è questione di uomini. E’ Simone che deve cambiare le cose.