Se ci mettessimo a contare quanti sono i siti web dedicati alla Lazio faremmo notte: portali, blog, pagine facebook, account twitter e instagram, e soprattutto forum. Alfonso Sermonti è stato un pioniere del web laziale: ha iniziato, vent’anni fa, i percorsi biancocelesti nel web, mettendo on line il sito che è diventato Lazio.net, prima vera comunità di tifosi in Italia, dai contenuti che spesso scantonavano dal calcio per ragionare del mondo, della musica, del cinema, dei libri.
Riprendo dall’inizio il ciclo delle interviste con laziali notevoli, che due anni fa portammo avanti, per qualche tempo e con grande soddisfazione, sul mio blog postpank.wordpress.com. Intanto ripubblico qui quelle già fatte, poi vediamo di riprenderle. Comincio dall’introduzione, riceduta e (poco) corretta, che risale al novembre 2018.
Cominciò tutto (circa) vent’anni fa.
C’era internet e ci si chiedeva cosa farsene, e l’idea che venne subito a tutti era cercarci sopra cose riguardanti le proprie passioni. In tanti hanno detto che il calcio è la cosa più importante di quelle meno importanti, e parlarne in rete è stato automatico. Continue reading “Interviste con laziali notevoli”→
Una sconfitta talmente assurda da non dormirci la notte. E di sicuro Inzaghi non chiuderà occhio, come molti laziali, arrabbiatissimi perché la Lazio ha buttato al vento una partita che poteva vincere, nella quale aveva recuperato due gol. Talento e scelleratezza che viaggiano di pari passo da troppo tempo, e spiegano i motivi di questo andamento a singhiozzo senza fine.
Sotto accusa, come sempre, la difesa. Meglio: l’organizzazione difensiva, perché gli uomini che ci sono non saranno i migliori del campionato (Acerbi, oggi assente, forse lo è), ma certo sono abbastanza per non subire la grandinata di gol che subisce la Lazio. Quasi due a partita, sistematicamente, spesso a difesa schierata (oggi due corner…), spesso su errori individuali che sembrano mancanza di concentrazione, di fiducia o non si sa che. La squadra poi costruisce e gioca, fa valere il suo tasso di classe che non è secondo al miglior Milan, figurarsi a quello in emergenza di stasera.
Ma mentre il Milan gioca con la fiducia di chi guida con pieno merito la classifica ed ha chiuso un anno solare con sole due sconfitte al passivo (meglio non contare quelle della Lazio…), i biancocelesti fanno e disfano come una Penelope impazzita. La partita di Milano è la rappresentazione perfetta dell’assurdo rendimento di questa squadra: subisce l’approccio aggressivo del Milan fin quando non subisce gol: al 10′, corner di Calhanoglu e incornata di Rebic in perfetta solitudine, con Marusic che rimane a guardare.
E’ il primo gol in campionato per il croato, fino all’ultimo in dubbio. Un altro classico laziale, sbloccare l’avversario inceppato. Ci si ripeterà dopo qualche minuto, giusto il tempo di sfiorare il pareggio immediato con Marusic, che tenta di farsi perdonare la distrazione sul gol, e ci riuscirà con una grande prestazione. Al 15′ Patric combina la seconda frittata di serata, dopo essere andato a vuoto in un anticipo su Kalulu che poteva finire malissimo. Lo spagnolo si getta su Rebic per respingerne il tiro, al termine di un’azione confusa e pericolosa dei rossoneri. Prende la palla in faccia, o forse no, al VAR non si capisce bene, ma rovina pesantemente addosso al croato. Il contrasto prevale sul presunto fallo di mano. Calhanoglu, anche lui al primo gol stagionale, trasforma il penalty. Piallati dal Milan in un quarto d’ora per delle stupidaggini difensive. Tipico.
Poi si mette in moto la Lazio che fa, e si riposa quella che disfa. Correa, Luis Alberto, Marusic, Lazzari, Milinkovic-Savic: è tutto un fervore di trame offensive, con l’ottimo Escalante a coprire le spalle alla Lazio che reagisce, attacca, mette alle corde il Milan, e beneficia di un rigore (27′) per un pestone di Kalulu su Correa. Immobile, incredibilmente, sbaglia, anche se è Donnarumma, per la verità, a compiere una prodezza, respingendo il tiro radente e abbastanza angolato. La palla s’impenna e Luis Alberto è il più veloce a raggiungerla, di testa, beffando il portiere che rimane immobile a guardare la palla insaccarsi, forse preso in controtempo, forse tradito dall’entusiasmo per l’impresa appena compiuta.
La Lazio insiste, ma perde Correa, forse per il solito acciacco al polpaccio che lo tormenta, e allora ha avuto torto Inzaghi a rischiarlo, o forse per via di quel colpo subito poco prima. Entra Muriqi, a sorpresa, perché tutti si aspettavano Caicedo. Il kossovaro s’impegna, lotta, gioca per la squadra ma palesa limiti tecnici abbastanza evidenti: sembra troppo grezzo per non stonare in quell’assortimento di piedi sopraffini che mette in campo la Lazio.
Anche Calhanoglu mostra, al solito, colpi deliziosi. La partita è bella e la Lazio sembra comandarla. Vuole il pareggio e lo trova dopo un quarto d’ora della ripresa, con in campo Cataldi subentrato a Escalante, ammonito, nell’intervallo. Una bellissima palla, giocata di prima, da Milinkovic-Savic, pesca Immobile, in area, che con un colpo secco, di sinistro, incrocia un tiro un po’ sporco che batte Donnarumma. Bel gol. Rimonta compiuta.
Bisogna insistere! La Lazio ci prova. Ancora per un quarto d’ora. Poi, la discussa sostituzione del 73′: fuori Immobile e Milinkovic-Savic, due padreterni, dentro Pereira e Akpa Akpro. Il primo si disimpegna, delizioso, e cuce anche qualcosa di buono in attacco. Il secondo supporta (poco) Lazzari nel contenimento di Hernandez, che man mano che il tempo passa fa valere la sua straripante forza atletica.
Proprio Hernandez dominerà il finale di partita, in cui la Lazio, tolto dal campo il suo bomber, perderà pian piano il controllo sulla gara. Ma senza troppo rischiare, fin quando, dopo l’ennesimo cincischiamento della difesa, torna a disfare: il primo campanello d’allarme al 41′, con Reina che para alla grande su Rebic che calcia a botta sicura ma gli tira addosso. Poi, al 92′, un’incursione di Hernandez frutta un corner dalla sinistra.
Sul cross proprio Hernandez, film già visto, salta libero, centrando il 3-2 con un colpo di testa. La Lazio butta alle ortiche, così, l’abbozzo di impresa che aveva costruito. Ma chi è causa del suo male pianga sé stesso: non si può pensare di fare risultato a Milano regalando tre gol stupidi, due su corner, a difesa schierata, e uno per la solita irruenza di un difensore, Patric, encomiabile per l’impegno e l’abnegazione, ma spesso fuori controllo.
I tifosi se la prendono col grezzo Muriqi, ma non è colpa del Kossovaro se Inzaghi lo ha preferito a Caicedo, nonostante non fosse in piena forma. La sostituzione di Immobile e Milinkovic-Savic, spiegata dal tecnico con la stanchezza dei due, ha fatto il resto, inchiodando la Lazio al precipitato delle sue debolezze difensive, che ne spiegano la classifica deficitaria e bugiarda, rispetto al potenziale tecnico della squadra. Ma nel calcio si vince anche e soprattutto non subendo gol. La Lazio non sa più difendere. Da tempo. Inutile nascondersi dietro un dito.
Quando tutto sembrava perduto, e il treno della zona Champions pareva allontanarsi irrimediabilmente, è arrivato, improvviso, il cambiamento. E alla bella vittoria in casa col Napoli la Lazio ha aggiunto la notizia dell’annullamento delle decisioni relative a Juventus-Napoli, che si giocherà, con la conseguente cancellazione del 3-0 a tavolino per i bianconeri e del punto di penalizzazione per i partenopei. Poi, la sorpresa serale, clamorosa, della disfatta interna della Juventus con la Fiorentina. Tre punti cancellati, per la Juve, e tre punti persi sul campo. Tre come i punti che separano la Lazio dal terzo posto, sia pure con parecchie squadre vicino o davanti, tre delle quali con una gara da recuperare. L’Europa che sembrava perduta è tornata improvvisamente vicina, insomma, e con 25 gare da giocare tutto è ancora possibile.
Non è decisiva, perciò, la trasferta di Milano, ma è una grande occasione per misurarsi con quella che, a sorpresa, si è rivelata la migliore squadra del 2020, almeno in questo scorcio di stagione, con generoso prologo nella seconda parte della stagione precedente. Una squadra che in un anno ha subito due sole sconfitte in campionato, e che attende la Lazio in uno stato di grazia che non accenna a diminuire. Bel gioco, brillantezza fisica, morale alle stelle, qualche grande individualità: il gruppo di Pioli guida la classifica, incalzato dall’Inter, al quale sembra farsi preferire per i comportamenti sul campo.
Il Milan arriva alla sfida con alcune assenze importanti. Kessié, squalificato, si aggiunge agli indisponibili Ibrahimovic, Kjaer e Bennacer. Quattro pilastri fondamentali per la squadra. Anche Rebic e Tonali sono in dubbio. Per la verità nella temuta trasferta di Reggio Emilia il Milan ha vinto senza grandi patemi, nonostante le assenze, al cospetto del Sassuolo, grande rivelazione di questo inizio di campionato.
La Lazio, insomma, è avvisata: i segnali di risveglio visti col Napoli necessitano di ulteriore miglioramento e di conferme. Gli assenti di sabato scorso non rientreranno: forse il solo Correa potrà essere utilizzato, mentre Acerbi, Fares, Parolo e Leiva non ci saranno. Reina, dopo aver vinto da ex contro il Napoli, spera di far valere la legge anche per il Milan, altra sua ex squadra. Poi ci sarebbe anche il Bayern, ma una per volta…
Inzaghi, che continua a far desiderare la firma sul rinnovo del contratto, dovrà sfruttare al meglio la forma straripante di Ciro Immobile, mattatore assoluto di Lazio-Napoli e in vena realizzativa all’altezza della scarpa d’oro già conquistata. Tra Patric e Lazzari uno dovrà curare Theo Hernandez, terzino superstar e punto di forza dei rossoneri. L’accortezza vista col Napoli promette bene: per i biancocelesti l’opportunità di fermare la capolista imbattuta è ghiotta e occorre fare il massimo per coglierla e rilanciarsi ancora di più in classifica.
Previsioni del tempo inquietanti. Arbitrerà Di Bello. In TV su Dazn, 20.45.
Finalmente! La Lazio sfata il tabù casalingo con una gara accorta e giudiziosa e batte il Napoli nettamente, senza soffrire, nonostante qualche errore, soprattutto nel primo tempo. I partenopei, in emergenza in attacco, non trovano mai il modo di impensierire la retroguardia biancoceleste, più propensa a pasticciare di suo, ben sorvegliata da Reina, e finalmente imbattuta al termine della gara.
Era cominciata con un paio di notizie non positive: il forfait dell’ultim’ora di Acerbi, non ancora ristabilito dal guaio muscolare patito contro il Verona, e quello di Correa, che si trascina da tempo un acciacco al polpaccio, si sono aggiunti a quelli già annunciati di Leiva e Fares. La partita però fila via liscia: il ritmo non è vertiginoso, ma è normale se si gioca ogni tre giorni.
Immobile mette subito la sua firma sulla partita: prima con una girata spettacolare che alza di poco, e sarebbe stato un gol da ricordare. Poi, su un bel cross (di sinistro!) di Marusic segna di testa, con uno stacco imperioso, da far invidia a Cristiano Ronaldo. Il Napoli abbozza una reazione, crea un paio di mischie, sollecita l’ex Reina, ma poi affonda in un tran tran senza costrutto.
La seconda parte del primo tempo scivola via, bruttina, tra errori gratuiti in disimpegno della Lazio (troppi, in quella fase) e capovolgimenti di fronte che i napoletani non riescono mai a tradurre in occasioni da gol. Superate le colonne d’Ercole del 45′ (il finale del primo tempo è stato finora il punto debole della Lazio) i biancocelesti rientrano più fiduciosi e si applicano come mai in questa stagione alla fase difensiva, sostenuti da un Milinkovic-Savic molto utile in copertura e da un Escalante che si conferma ottimo recuperapalloni.
I tre dietro prendono quota, Hoedt sembra più autorevole e si fa rispettare anche in tackle, tutto l’impianto sembra più solido e arriva il raddoppio: Immobile si trasforma in assistman e confeziona un passaggio perfetto per Luis Alberto, che insacca con un magnifico tiro e si precipita ad abbracciare Inzaghi, mirabile ricucitore dello strappo nei rapporti dello spagnolo con la società per le infelici battute sui social fatte ai tempi dell’arrivo dell’aereo personalizzato biancoceleste.
La Lazio contiene la blanda reazione del Napoli e porta in fondo il classico 2-0, salutando il rientro di Muriqi e una buona occasione fallita da Pereira. Il Napoli, brutta copia di quello brillante visto a Milano, incassa la sconfitta e l’infortunio a Lozano. Per i biancocelesti un primo passo importante, che tiene la zona Champions a 3 punti, prima della trasferta in casa del Milan dove servirà ripetere, e possibilmente migliorare, l’ottima prestazione di stasera.
LAZIO: Reina 7; Luiz Felipe 6,5 (40′ st Patric), Hoedt 7, Radu 6,5; Lazzari 6,5, Milinkovic 6,5 (40′ st Akpa Akpro), Escalante 6,5 (35′ st Cataldi), Luis Alberto 7, Marusic 7; Caicedo 6,5 (22′ st Muriqi 6), Immobile 8 (35′ st Pereira). All.: Simone Inzaghi 7
NAPOLI: Ospina 6; Di Lorenzo 6, Koulibaly 5,5 (10′ st Manolas 6), Maksimovic 5, Mario Rui 5,5 (19′ st Ghoulam 5,5); Fabian Ruiz 6, Bakayoko 5,5 (19′ Lobotka), Zielinski 6; Politano 5 (10′ st Elmas 5,5), Petagna 6, Lozano 5,5 (29′ st Malcuit). All.: Gattuso 5,5
Sembrano risolti i problemi muscolari di Francesco Acerbi, che sarà regolarmente in campo nel posticipo serale tra Lazio e Napoli. Il difensore riprenderà il suo posto al centro della difesa: gli farà spazio Hoedt. Torna a disposizione anche Muriqi, smaltito l’infortunio che lo aveva bloccato mentre sembrava fare progressi. Un inserimento frenato da troppi guai, tra Covid e infortuni: le garanzie che Muriqi potrà dare, per il prosieguo della stagione, saranno decisivi per la posizione di Caicedo, che sembra chiedere di andare a giocare di più altrove. Indisponibili Fares, Leiva e Parolo, sarà confermato Escalante, al posto del brasiliano, dopo l’incoraggiante prova di Benevento. Intanto Inzaghi minimizza sul fronte del rinnovo: non ci sono problemi tra lui e Lotito e la firma non è condizionata al mercato invernale. Bene, quindi sbrighiamoci a firmare, no? Il Napoli arriva a Roma con problemi in attacco, per l’assenza di Mertens, Osimhen e Insigne. La recente tradizione favorevole dei partenopei contro la Lazio, sia in casa che all’Olimpico, è stata interrotta lo scorso gennaio da un gol nel finale di partita del solito Immobile. Nelle ultime 9 gare all’Olimpico è l’unica vittoria della Lazio sul Napoli, due i pareggi e ben 6 le sconfitte. Si spera di riequilibrare la statistica, soprattutto per riaccendere i motori in campionato e presentarsi con ritrovato entusiasmo al successivo match col Milan. Due partite importanti, da affrontare con la concentrazione giusta. Arbitrerà Orsato.
Che fine ha fatto la Lazio arrembante che lo scorso anno con una rimonta impressionante arrivò a candidarsi per lo scudetto? Dove si è rintanata, dopo che il lockdown ne ha frenato la corsa, in quel 9 marzo 2020? Si è persa per strada quando è rimasta orfana del suo pubblico? La classifica, dalla ripresa dell’attività, parla chiaro: 58 punti il Milan, 52 l’Inter, 47 Roma e Napoli, 45 l’Atalanta, 44 la Juventus, 42 il Sassuolo, solo 34 Lazio. Chi ha sbagliato e perché?
Non può essere solo una questione di sfortuna, non può essere una questione di calendario, non può essere il Covid: tutte queste circostanze pesano anche sulle altre squadre, il cui rendimento è ben diverso. La crisi da Covid, inteso come periodo del 2020, è un’esclusiva della Lazio. Né sembra siano stati presi provvedimenti per modificare qualcosa nello staff tecnico, o in quello sanitario.
Gli interventi sul mercato sono stati tanti, non tutti riusciti però: Reina e Akpa Akpro hanno dato un contributo di sostanza, Muriqi ha giocato poco, spesso indisponibile per problemi fisici, Fares stenta a inserirsi e anche lui è stato spesso infortunato, ora si ferma per un guaio al polpaccio che lo terrà a riposo per un mese.
Hoedt non ha avuto problemi, trattandosi di un ritorno all’ovile, e anche lui si è reso utile, nell’emergenza continua in difesa. Pereira, invece, gioca poco, e non si capisce bene perché Inzaghi non lo utilizzi di più, in emergenza e con problemi di rotazioni, quando è evidente che il ragazzo ha talento da vendere.
La squadra ha avuto un rendimento pessimo in casa, complice un calendario difficile, che non basta a spiegarne il ruolino disastroso: le ultime due sconfitte sono targate Udinese e Verona, non esattamente le migliori del lotto. A queste si aggiunge il rovescio patito all’esordio in casa contro l’Atalanta. in 3 gare, 9 gol al passivo, se si aggiungono le altre tre, unica vinta col Bologna, arriviamo a 12, in 6 gare, con 5 punti soltanto all’attivo.
Meglio fuori, 4 vittorie un pareggio e una sconfitta, brutta, a Genova. Calendario più favorevole, due volte usciti dal campo con la porta imbattuta, 8 gol complessivi al passivo per una difesa che ne ha subiti complessivamente 20 in 12 gare di campionato, segnandone 18. Quando arrivò il lockdown la Lazio aveva la miglior difesa e il secondo attacco del campionato…
Col Napoli zero alibi: i partenopei avranno alcune assenze in attacco, un giorno meno di riposo e vengono anche loro da un calendario fitto, anche se l’Europa League non usura come la Champion League. Vincere sarà difficile, non vincere segnerebbe un ulteriore peggioramento del rendimento casalingo. Poco male per la statistica, malissimo per le prospettive di lungo periodo.
La Lazio deve cambiare marcia subito, rimettendo in moto quella che in tanti non credevano fosse una Ferrari, prima di vederla correre a trecento all’ora. L’attuale velocità di crociera, però, sembra dire che abbiamo sognato ed è stato brutto svegliarci. A meno che non si riprenda a sognare da domenica.
“La Lazio non è una squadra di calcio. La Lazio ti entra dentro, ti cattura, è lei che ti sceglie, come i giovani figli di Sparta attrae a sé solo chi è disposto a soffrire, perché quando c’è la Lazio in mezzo non c’è mai nulla di facile”
Il portiere del primo scudetto, con le sue giornate da paratutto (famoso un Milan-Lazio 0-0 a San Siro che gli valse il 10+ in pagella da parte del Messaggero) e la sua regolarità assoluta. Mai un’assenza, mai una brutta prestazione. Appena 16 gol subiti nel ‘72/73, in un’intera stagione, segnano il record per la difesa della Lazio. Molto si deve a lui, che supera lo scetticismo iniziale (qualcuno lo ricordava prendere cinque gol all’Olimpico col Novara) e fa dimenticare l’ottimo Bandoni, portiere della promozione rientrato a Firenze per fine prestito. Felice sfiorò la Nazionale e sfoderò la prestazione da incorniciare dell’intera carriera in un derby deciso da un gol di Giordano e dalle sue prodigiose parate, dedicate al morente Maestrelli. Lasciò la Lazio un anno dopo, sostituito da Vinicio che gli preferì Garella, accontentandosi di ripartire dalla serie B, col Monza. Dopo una fortunata parentesi ad Ascoli, tornerà alla Lazio per chiudere la carriera e rimarrà per qualche anno nei ranghi societari, togliendosi la soddisfazione di laurearsi in giurisprudenza e di diventare avvocato. Disponibile, affabile, sempre sorridente, si concedeva ai tifosi raccontando la Lazio, vissuta in ogni forma, in un’ideale linea di continuità con Bob Lovati, portiere della prima Coppa Italia conquistata dalla Lazio. Una piccola staffetta di affetti, una coppia che custodiva i valori biancocelesti mantenendo sempre l’aplomb e la dignità. Per questo Felice lasciò la Lazio, quando era ancora in grado di dare molto in campo, per questo ha sempre lavorato, fino al giorno in cui è morto, due anni fa, ucciso da una grave malattia.
Nella ricorrenza di quel triste giorno, riprendo proprio dalla scheda di Felice Pulici le figurine che componevano il libriccino che dà il nome a questo blog, che nasce per rispondere alla necessità di leggere la quotidianità laziale scritta con serenità e in buona fede. A costo di scriversela da soli…
La Lazio dura un tempo a Benevento, gioca senza tensione, svagata, distratta, e vanifica una prodezza di Immobile subendo il solito gol allo scadere del primo tempo. Nella ripresa non riesce a mettere in difficoltà il Benevento, e rischia di capitolare di nuovo subendo il contropiede dei sanniti, con Reina provvidenziale in più di un’occasione.
Eppure era cominciata bene: un prolungato palleggio, una squadra apparentemente aggressiva e decisa a risolvere la pratica con sollecitudine. Ma l’illusione dura 5 minuti: al primo affondo il Benevento va vicinissimo al gol, con Lapadula che di testa non affonda il colpo e consente a Reina un grande salvataggio, doppiato nel prosieguo dell’azione su un tiro di Glik.
La Lazio manovra bene ma non riesce a finalizzare: Luis Alberto e Milinkovic-Savic sembrano ispirati, lo spagnolo centra un palo dopo una bella azione personale, la squadra attacca ma non riesce a innescare le punte, con Correa al di sotto delle ultime ottime prestazioni. Al 25′ un magnifico destro di Immobile, su cross di Milinkovic, insacca alle spalle di Montipò. Un gesto tecnico di altissimo livello.
La Lazio continua a cercare il gol ma sembra poco cattiva nei sedici metri, crea situazioni che non riesce a concretizzare. All’improvviso, poi, subisce, allo scadere del tempo: sembra diventata un’abitudine. Prima Caprari in contropiede impegna Reina che salva in corner. Poi, sul calcio d’angolo, Schiattarella risolve con un tiraccio di sinistro, calciando praticamente indisturbato. Una strana abitudine da abbandonare al più presto.
La stanchezza fisica e mentale, lo smacco del gol subito, la tensione che manca, o chissà che: la Lazio approccia male il secondo tempo, faticando a proporsi in avanti. Il Benevento si fa più intraprendente, ma la sensazione è che sia più l’insicurezza difensiva della Lazio a chiamarlo in avanti. La partita scende di tono: la Lazio fa girare la palla troppo lentamente e va al tiro con delle conclusioni forzate di Luis Alberto, nettamente calato nella ripresa, come gli altri.
Inzaghi non sembra voler cambiare spartito: entra Patric al posto di Luiz Felipe, ammonito ingiustamente da un mediocre Pairetto. Si decide a dieci minuti dalla fine, inserendo Caicedo, Pereira e Cataldi per Radu, Luis Alberto e Escalante. I tre scuotono un po’ la partita, soprattutto il talentuoso Pereira, ma la Lazio non trova la porta con Milinkovic-Savic, e poi si affida di nuovo a Reina per difendere l’1-1 dalla possibile beffa finale.
La sensazione è che ci siano problemi che vanno al di là della stanchezza da calendario, dietro la quale sembra rifugiarsi Inzaghi. L’impegno col Napoli incombe e la Lazio di stasera non sembra arrivarci nella migliore condizione. Urge un cambio di passo, ma non si riesce a immaginare come ottenerlo da questi uomini, in chiaro regresso di fiducia, in non buone condizioni fisiche, scarichi mentalmente e in seria difficoltà difensiva. La Lazio sembra in grado di andare in gol soltanto con delle prodezze individuali, non riesce a concretizzare quello che crea, e non crea moltissimo.
Il reparto difensivo senza Acerbi è ancora più insicuro, anche se ha subito molti gol anche in sua presenza, talvolta anche per colpa sua. Luiz Felipe è lontano dalle grandi prestazioni dell’inverno scorso, Radu sembra in difficoltà e Hoedt, orfano di Acerbi, mostra tutti i suoi limiti. La grinta di Patric rincuora, mentre sembra timido Lazzari, al di sotto delle sue possibilità, e limitato Marusic, costretto ad accentrarsi di continuo per usare il piede destro, senza mai affondare per andare al cross.
Prevedibili, fragili e sfiduciati, insomma, ma la situazione può e deve cambiare. Sta a Inzaghi trovare il modo.
Sfida a Benevento tra i fratelli Inzaghi: questo il motivo “curioso” dell’anticipo che vede la Lazio far visita ai giallorossi sanniti, in cerca di riscatto dopo la sfortunata prova interna col Verona.
Simone Inzaghi alle prese con i soliti problemi di formazione: non saranno della partita gli infortunati Acerbi, per un lieve stiramento che rischia di fargli saltare anche le gare con Napoli e Milan, Fares e Leiva, entrambi alle prese con noie muscolari, ai quali si aggiunge lo squalificato Akpa Akpro. Dovrebbe tornare a disposizione Patric, che partirebbe dalla panchina, con Hoedt e Luiz Felipe accanto a Radu, mentre Escalante potrebbe partire dal primo minuto per la prima volta in campionato, al posto di Leiva. Rientrerà Luis Alberto, a centrocampo con Milinkovic-Savic, sulle corsie esterne Lazzari e Marusic, mentre Correa dovrebbe tornare dall’inizio, accanto a Immobile, con Caicedo che partirà dalla panchina.
Il Benevento ha avuto un buon avvio di stagione ed è reduce da una sconfitta immeritata col Sassuolo, ha una discreta classifica a si sta giocando le sue chance per la salvezza. Una motivazione ulteriore è data dalla sfida familiare. In difesa giocherà Alessandro Tuia, cresciuto nella Lazio. I tifosi stravedevano per lui, pronosticando una carriera luminosa, sulle orme di Nesta. Dopo qualche passaggio stentato tra le serie inferiori, Tuia ha trovato spazio per crescere nella Salernitana, e da lì al Benevento, fino al ritorno in serie A, a 30 anni, dopo l’esordio con la Lazio di Delio Rossi, qualche minuto contro la Juventus, nel 2009.
Arbitrerà Pairetto, con Fabbri al VAR. Per la Lazio tre punti da prendere assolutamente, prima di affrontare il doppio impegno prenatalizio che ne peserà le ambizioni in campionato. Il Bayern è ancora lontano, la serie A non aspetta. L’imperativo è riprendere a correre, adesso. In campo alle 20.45, TV su Dazn.