Si è chiuso il mercato estivo col solito tormentone in salsa biancoceleste: l’esterno offensivo richiesto da Sarri è arrivato sul filo di lana, anche se Zaccagni, il prescelto, non è del ruolo al 100%, ma è comunque un eclettico, che può tornare buono anche in altre posizioni. Sfumata all’ultimo la trattativa per Kostic, con retroscena comici: la storia dell’email sbagliata, comunque la si guardi, rivela un atteggiamento quantomeno troppo rilassato rispetto a tempi e scadenze del mercato e una certa superficialità nella gestione della trattativa: la chiusura del club tedesco, legittima, avrebbe potuto, conosciuta per tempo, garantire spazi e margini di manovra diversi sul fronte Zaccagni o su altri alternativi.
Così si esce bestemmiando da una sessione che poi, di fatto, ha accresciuto la qualità e la disponibilità della rosa, anche se non ha posto rimedio ad alcune mancanze, soprattutto nell’organico difensivo, che potrebbero creare problemi con la massa di impegni che attende la squadra, soprattutto nella parte iniziale di stagione.
Potenza e guasti del proverbiale procrastinare biancoceleste.
La Lazio sembra in grado di competere su tutti i fronti, ma solo se vince alcune scommesse: il recupero di Felipe Anderson al calcio di alto livello, la tenuta di Pedro nell’arco della stagione, l’adattamento di Lazzari al ruolo di terzino-terzino, l’inserimento di Zaccagni e Basic, la tenuta di una difesa un po’ fragile numericamente, i dubbi sulla qualità residua di Reina come portiere. Forse sono troppe variabili, ma c’è tempo per mettere a punto un motore che sembra potenzialmente in grado di fare faville.
Per il momento la squadra può accontentarsi del ruolo di mina vagante del campionato, in attesa di sapere se c’è modo di aspirare a qualcosa di più, magari nelle Coppe. Sarri predica divertimento: proprio la ricetta che Mancini ha usato per prendersi l’Europeo.
E in tempi di pandemia divertirsi mica è poco…