L’abbiamo visto crescere, abbiamo sognato di vederlo diventare un campione, lo abbiamo salutato infastiditi dalla sua voglia di andare altrove, per una vicenda contrattuale complicata e infinita. A 25 anni Keita Balde Diao è ancora in tempo per mantenere le promesse e a Genova sta conquistando la fiducia del tecnico e l’apprezzamento dei tifosi.
Torna a Roma nella settimana in cui la stampa spagnola gli dedica spazio: è imminente la prima televisiva del documentario Hermanos, che racconta la storia del suo intervento a sostegno dei 200 braccianti e raccoglitori di frutta senegalesi rimasti senza casa a Lleida, in Catalogna.
Keita, al tempo in forza al Monaco, è intervenuto in aiuto dei braccianti, inviando cibo, vestiti e denaro. Tutto è avvenuto grazie ai social: dopo aver guardato un video realizzato dal regista Paco Leon insieme a Serigne Mamadou, che denunciava le condizioni in cui vivevano i lavoratori africani, Keita ha preso contatto con Leon e Mamadou, e si è attivato per aiutare, in tempi di lockdown, con la sua iniziativa di solidarietà, che risale al periodo di marzo/aprile del 2020.
Una storia che parla di razzismo: nonostante Keita si offrisse di pagare le spese molti alberghi della zona rifiutavano di ospitare i senegalesi, costretti a dormire per strada e a vivere in condizioni disumane.
Nella conferenza stampa di presentazione del video Keita ha raccontato la storia, parlando di razzismo, e ha dichiarato: “C’è qualcosa che non sta andando per il verso giusto. A dire la verità non ne ero cosciente fino a quel momento. Dopo aver visto quel video ho capito. Vivo da molti anni fuori dalla Spagna e non sapevo che le cose andassero così. Offrivamo aiuto e ci siamo scontrati con le pietre. Il problema principale era trovare un posto dove stare e dove dormire, non riuscivamo a trovare un posto. Che ti prendano a sassate quando cerchi di aiutare ti dà da pensare su come stiamo in questo momento. Sono un privilegiato, chi avrebbe mai pensato che avrei potuto fare questa vita? Quando vedo qualcuno triste nello spogliatoio per una sciocchezza penso sempre che i problemi veri sono altri. Viviamo in un mondo dove ci sono più cose brutte che belle, ma non bisogna perdere l’ottimismo. Si tratta di seguire i propri sogni: ho fatto questo a Lleida perché spero che domani lo faccia anche qualcun altro”.
Keita è cresciuto, campione o no, è un uomo che merita tutta la stima del mondo.
Sarà un onore ritrovarlo in campo.