Una doppietta del campioncino emergente Vlahovic stende la Lazio a Firenze. Sconfitta ineccepibile, maturata dopo un buon inizio di gara dei biancocelesti, che sembrano decisi a saltare l’ostacolo: solo la vittoria poteva mantenere vive le speranze di agganciare un posto-Champions. I biancocelesti hanno provato a prendere in mano la gara e ci sono riusciti, a tratti, fin quando un’azione improvvisa al 32′ di Castrovilli, scaturita da un rimpallo, non ha lanciato Biraghi verso la linea di fondo. Per il terzino è stato facile trovare Vlahovic, a un passo dalla porta, per il più semplice dei gol.
E il gol ha cambiato la partita: la Lazio si è disunita, la Fiorentina ha trovato coraggio. Lo slancio dei biancocelesti si è definitivamente spento nella ripresa, risoltasi in uno sterile fraseggio biancoceleste, continuamente interrotto da falli (soprattutto fatti), perdite di tempo, trame d’attacco inconcludenti, con una Fiorentina capace di difendersi con ordine e di ripartire, appoggiandosi al suo centravanti, con un prezioso lavoro di Ribery.
Nel finale di gara è arrivato il raddoppio, ancora di Vlahovic, che ha colpito di testa indisturbato, incornando i sogni europei della Lazio.
Una gara che probabilmente chiude la stagione biancoceleste, lasciando spazio all’ultima speranza: se vincendo tutte le gare restanti la Lazio poteva avere la certezza di entrare nei 4, la sconfitta di Firenze potrebbe rendere inutile un filotto di vittorie nelle restanti partite, comunque improbabile e difficilissimo. Resta una stagione da chiudere, con un derby da giocare, prima del bilancio finale.
Inzaghi, ancora in posizione incerta, deciderà il proprio destino. Resta l’amaro in bocca per gli errori di mercato: la Lazio ha speso molto, senza riuscire a rinforzare una squadra che l’anno scorso aveva stupito tutti ma aveva bisogno di rinforzi per sostenere la Champions League e ritentare l’assalto alle posizioni di vertice. I nuovi hanno fallito tutti, a parte Reina, che comunque nel finale di stagione incassa troppi gol apparentemente evitabili.
Non si può non puntare il dito sulla stagione più che negativa dei due rinforzi più costosi e importanti: Muriqi e Fares hanno deluso profondamente. Pereira e Hoedt sembrano arrivati come scelte, non ponderate, dell’ultimo minuto, Akpa Akpro si è aggregato dopo un ritiro incoraggiante, Escalante non ha mostrato di poter sostituire Leiva degnamente, anche perché è stato meno sano di lui. L’operazione Musacchio, infine, è parsa un inutile riempitivo, nemmeno troppo gradito dal mister.
Così la squadra che aveva finito esausta la scorsa stagione ha affrontato, senza rinforzi, quella nuova, durante la quali ci sono stati i guai da covid e gli infortuni che hanno appiedato Luis Felipe, la guarigione difficile di Lulic, la stagione in calando di Immobile, la scarsa vena di Correa, tornato ai suoi livelli solo alla fine. In più le condizioni mai ottimali di Caicedo e la flessione dello stesso Acerbi.
La squadra, su queste basi, ha lottato, profondendo tutte le energie in una lunga e infruttuosa rincorsa, dopo aver perso punti importanti nel girone d’andata. Finisce sesta, se non ci saranno cambiamenti, e si tratta di una posizione in classifica sostanzialmente giusta, in un’annata in cui la lotta per le prime quattro posizioni è stata serratissima, con protagoniste tutte di alto livello.
Per i biancocelesti, oltre a un finale di stagione da onorare e un derby da vincere, si profila un mercato difficile. Anche alla luce delle scelte fatte l’anno scorso, che si sono rivelate, purtroppo, disastrose.