Se il Palazzo è ostile

 

 

 

 

 

 

Stupisce il comunicato ad personam fatto dalla Lega, a rimbrottare Maurizio Sarri per la sua (sacrosanta) lamentela sul recupero troppo breve concesso alla Lazio, che giocherà l’anticipo domenicale all’ora di pranzo, dopo aver concluso l’incontro con la Lokomotiv appena 61 ore prima.

Si stupisce, la Lega, della mancanza di conoscenza del regolamento da parte dell’allenatore biancoceleste: 48 ore sarebbero più che sufficienti a recuperare l’impegno, stando ai regolamenti, e pazienza se l’avversario ha avuto una settimana per prepararsi. La trasferta bolognese, in fin dei conti, non è la più disagevole.

Si rimane perplessi per più motivi: la Lega, infatti, oltre a puntualizzare che altri non precisati club anticiperanno a novembre (forse si riferiscono alla roma, ma il fatto che penalizzino anche altri non toglie l’ingiusto svantaggio per la Lazio ), ricorda a Sarri di aver già assaggiato i recuperi-lampo in Premier League, come se fosse un argomento sostenibile: magari Sarri potrebbe aver protestato anche in quell’occasione, oltre al fatto che sembra il minimo che un allenatore possa esprimere perplessità sull’organizzazione del calendario della sua squadra.

Anche perché il tutto si fa per non guastare l’appetito degli italiani, pronti a gustarsi un succulento posticipo Atalanta-Milan che si poteva programmare la sera prima. Le due squadre, impegnate in Champions League, avrebbero avuto un recupero lungo almeno tre giorni, se avessero anticipato a sabato, quando è programmato un Sassuolo-Inter che poteva benissimo aver luogo la domenica a pranzo, agevolando una delle tre squadre impegnate il giovedì (Napoli e roma giocheranno alle 18 di domenica). Senza contare il lunedì, che però è lasciato a disposizione di Mancini per l’impegno della nazionale.

Tutto questo dopo che la Lazio è stata costretta a giocare la trasferta precedente a Torino con due giorni di recupero in meno, e in tanti si stupivano della poca tenuta atletica dei biancocelesti al cospetto degli scatenati granata. Te credo. Quindi giochiamo gare ravvicinatissime tra campionato e Coppe e la Lega si diverte a ravvicinare ancora di più gli impegni che abbiamo, rispetto alle avversarie. Grazie, Lega.

Nell’arco di una stagione forse le asprezze del calendario si compenseranno, o forse no. Quello che stona, mentre da giorni va in onda lo sconcio teatrino delle recriminazioni giallorosse post derby (a proposito, la multa di Zaniolo come si concilia con la squalifica di Vavro a Firenze, per gesti molto meno volgari?), è che sembra ci sia una comunicazione personalizzata, che sottolinea pesantemente, con un tratto di penna, quello che c’è da dire alla Lazio. Lo stesso non sembra accadere con altri, e resta accesa la spia dell’allarme “politico” che riguarda Lotito e le beghe interne a Lega e Figc.

A proposito, riprende la comunicazione mirata della stampa Cairota, mentre è di oggi la querelle tra Lotito e Gravina a margine del Consiglio federale, che si aggiunge alla severa squalifica di Sarri seguita a Milan-Lazio, per situazioni messe a referto da Chiffi, appena promosso a internazionale (un premio che pare un solenne encomio), dopo un arbitraggio discutibile, suscitando la veemente reazione del mister laziale, pronto a far valere i propri diritti in altra e più equilibrata sede.

Non si tratta mica di un complotto, solo di piccoli sgarbi, ripetuti e continuati, che vanno ad aggiungersi a un quadro complessivo che sembra vedere qualcuno nel mirino. Che siano lotte di palazzo, ripicche tra correnti o che, sembra proprio che ci vada di mezzo la Lazio.

E mica ci sta bene, per non citare la ritrita massima andreottiana, che penne poco degne di rispetto scomodano oggi a chiudere l’ennesimo fazioso e sguaiato editoriale antilaziale.

Zaccagnate di mercato

Lotito e Tare ph: Fornelli/Keypress

Si è chiuso il mercato estivo col solito tormentone in salsa biancoceleste: l’esterno offensivo richiesto da Sarri è arrivato sul filo di lana, anche se Zaccagni, il prescelto, non è del ruolo al 100%, ma è comunque un eclettico, che può tornare buono anche in altre posizioni. Sfumata all’ultimo la trattativa per Kostic, con retroscena comici: la storia dell’email sbagliata, comunque la si guardi, rivela un atteggiamento quantomeno troppo rilassato rispetto a tempi e scadenze del mercato e una certa superficialità nella gestione della trattativa: la chiusura del club tedesco, legittima, avrebbe potuto, conosciuta per tempo, garantire spazi e margini di manovra diversi sul fronte Zaccagni o su altri alternativi.

Così si esce bestemmiando da una sessione che poi, di fatto, ha accresciuto la qualità e la disponibilità della rosa, anche se non ha posto rimedio ad alcune mancanze, soprattutto nell’organico difensivo, che potrebbero creare problemi con la massa di impegni che attende la squadra, soprattutto nella parte iniziale di stagione.
Potenza e guasti del proverbiale procrastinare biancoceleste.

La Lazio sembra in grado di competere su tutti i fronti, ma solo se vince alcune scommesse: il recupero di Felipe Anderson al calcio di alto livello, la tenuta di Pedro nell’arco della stagione, l’adattamento di Lazzari al ruolo di terzino-terzino, l’inserimento di Zaccagni e Basic, la tenuta di una difesa un po’ fragile numericamente, i dubbi sulla qualità residua di Reina come portiere. Forse sono troppe variabili, ma c’è tempo per mettere a punto un motore che sembra potenzialmente in grado di fare faville.

Per il momento la squadra può accontentarsi del ruolo di mina vagante del campionato, in attesa di sapere se c’è modo  di aspirare a qualcosa di più, magari nelle Coppe. Sarri predica divertimento: proprio la ricetta che Mancini ha usato per prendersi l’Europeo.
E in tempi di pandemia divertirsi mica è poco…